Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività.

sabato 22 dicembre 2012

Perchè a natale ci si scambiano doni e auguri?

Natale è il periodo dell'anno in cui ci si dimentica dei problemi reali di questo mondo: soldati che in guerra hanno paura di essere uccisi sparano a tutto quello che si muove, bambini abbandonati dalla famiglia cercano in ogni modo di procurarsi da mangiare, malati che abbandonati dallo stato a cui hanno pagato fior di tasse cercano di soppravvivere alle difficoltà che lo stesso stato oppone loro sputando sul piatto dove aveva mangiato... Tutto questo passa in secondo piano, perchè "cristianamente" si pensa al cenone, ai regali, allo scambio di auguri, al sentirsi felici e appagati, alla messa (alla faccia di chi in un letto di ospedale sta morendo in completa solitudine). La consuetidine di scambiarsi auguri e doni deriva da alcune festività romane, le Saturnalie, che si svolgevano dal 17 al 23 dicembre. Queste festività erano dedicate all'insediamento del dio Saturno, che era la divinità dell'agricoltura, dell'abbondanza e della ricchezza. In età romana era credenza che le divinità preposte all'agricoltura e al raccolto vagassero per la terra nel periodo autunnale, e in vicinanza del solstizio d'inverno dovevano essere placate con sacrifici, doni e feste, in modo da poter tornare nell'aldilà e favorire un'ottima stagione per il raccolto. Durante questi giorni, oltre ad onorare gli dei, si era soliti scambirasi una formula d'augurio (io Saturnalia) e dei doni, chiamati strenne. Con l'espansione dell'impero la religione romana fu uno degli elementi unificatori delle culture conquistate. I romani erano soliti aggiungere le divinità delle altre culture al loro Pantheon, sincretizzando tutte le religioni presenti all'interno dell'impero. Nel 272 l'imperatore Aureliano sconfisse la regina Zenobia di Palmira, riunificando l'impero dopo la secessione di due regni (Palmira e impero delle Gallie) e concludendo la crisi romana del terzo secolo. Determinante per la vittoria fu l'intervento dell'esecito di Emesa, dove era particolamente importante il culto solare, che era anche diffuso in misura minore in altre zone dell'impero. La fine della crisi romana ebbe un effetto notevole sul popolo e Aureliano volle ingraziarsi il popolo istituendo una nuova festa, dedicata al culto solare, il Sol Invictus, il 25 dicembre 274 (Dies Natalis Solis Invict - Nascita del Sole Invitto). Il nuovo culto fu elemento di coesione nel popolo romano, il Sol Invictus venne identificato con Giove, in seguito con Mitra con cui condivise molte caratteristiche (seppur i due culti non erano legati). Il mitraismo era una religione diffusa tra i soldati, che in tal modo portarono il culto solare in ogni angolo dello stato. La nuova festività venne innestata nelle feste Saturnalie, concludendole. Più di un secolo dopo si ha la prima testimonianza giunta a noi della festività cristiana del natale. Il 25 dicembre 380 appare come natale di Cristo negli scritti di San Gregorio di Massa. Nei primi anni della diffusione del cristianesimo la nascita di Gesù veniva ricordata in giorni diversi dell'anno, non sapendo qual'era il giorno esatto, che così variava da luogo a luogo. La diffusione del Sol Invictus fu un elemento unificatore della festività della nascita di Gesù (i romani credevano i cristiani venerassero Gesù come il Sole).

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