Il Vaticano sembra potersi permettere, in questi tempi inquieti, di
guardare con una certa serenità e distacco alla crisi dei mutui e alle
tempeste finanziarie che stanno scuotendo il resto del mondo: sta
infatti seduto - rivela il settimanale britannico "Tablet" - su una
"roccia d’oro" perché già nel 2007, e su consiglio di abili consulenti
finanziari, aveva trasformato i suoi investimenti azionari in lingotti,
oltre che obbligazioni e contanti.
La rivista del Regno Unito ha
fatto esaminare ad un analista economico i dati contenuti nel rapporto
annuale sulla gestione delle finanze vaticane relativa allo scorso anno,
preparato dalla Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede e
reso pubblico già nel luglio 2008. Non si tratta di cifre nuove, ma
dalla lettura degli esperti emerge ora che la Santa Sede, sapientemente
consigliata, aveva fiutato in anticipo i venti avversi del mercato e
convertito i propri investimenti azionari, come un novello "re Mida", in
tanto metallo prezioso. La Santa Sede possiede attualmente una
tonnellata di oro che può valere circa 19 milioni di euro. Il Tablet
ironizza: "la roccia di Pietro, su cui è stata fondata la Chiesa, si è
trasformata in una roccia d’oro". E da quale posto migliore osservare
quanto sta accadendo in queste ore nelle tumultuose acque dell’economia
mondiale? Il settimanale riporta l’opinione di un esperto finanziario,
di cui non fa il nome, secondo il quale la Santa Sede "appare
finanziariamente ben posizionata per raccogliere profitti, anche
nell’attuale tempesta finanziaria". "Complessivamente - aggiunge - la
Santa Sede è stata ben consigliata e non ha probabilmente perso molto
nella crisi. Hanno abbandonato man mano le azioni e nel tempo si sono
concentrati su investimenti obbligazionari e monetari". Secondo i dati
contenuti nel rapporto finanziario del 2007, il Vaticano disporrebbe di
340 milioni di euro in valuta, di 520 milioni in obbligazioni e in poche
azioni, insieme ai 19 milioni in oro più molti altri in preziosi. Una
quota più che ragguardevole per un piccolo stato come quello pontificio.
La roccia tuttavia è più traballante di quello che appare, secondo un
responsabile della Santa Sede, citato sempre dal Tablet. "I risultati
del primo periodo del 2008 sono preoccupanti e non inducono
all’ottimismo", dice monsignor Vincenzo Di Mauro, segretario della
Prefettura vaticana degli Affari Economici. "Si rende sempre più
necessario - aggiunge - il richiamo alle Amministrazioni della Santa
Sede ad operare con prudenza e con la massima oculatezza nella gestione
operativa delle spese e nell’assunzione di nuovo personale". In ogni
caso, questo è certo, il Vaticano si avvale dei migliori consulenti
disponibili sul mercato, che finora non lo hanno tradito. Solo una
decina di anni fa avvenne un curioso incidente, mai reso noto, durante
una visita di Giovanni Paolo II in Brasile. Il "portafoglio" personale
del Papa era affidato ad una grande banca internazionale e se ne
occupava un funzionario di base nel New Jersey che aveva il compito di
investire nel modo migliore il denaro raccolto nell’Obolo di San Pietro e
di essere pronto a smobilizzarlo ad ogni occorrenza per le opere di
carità. Era però in vacanza mentre Wojtyla, in Brasile nel 1997,
staccava un assegno per la costruzione di un orfanotrofio a Rio De
Janeiro. Assegno risultato "scoperto": un errore tenuto nascosto a cui
però fu poi dato rapido rimedio
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