Il 9 marzo 2009 Wall street, la borsa USA, raggiungeva l'indice 666,
tra i più bassi mai raggiunti. Oggi, 5 anni dopo, l'indice è aumentato
del 177 %, facendo temere la possibile formazione di una nuova bolla, lo
scoppio della quale porterebbe effetti devastanti. Ma il risultato di
simili rialzi potrebbe essere una normale evoluzione: dai tempi in cui
si temeva il crollo globale dell'intero sistema economico e finanziario
un simile rally in un periodo di grandi interventi nell'economia da
parte delle banche centrali è considerato un successo.
Le banche centrali dal momento più oscuro della crisi si sono messe a stampare moneta. Questa moneta veniva
immessa nel sistema economico, dove gli investitori l'hanno dirottata
nei mercati azionari in cerca di rendimenti, invece di destinarla
all'economia reale.
Ma da qualche mese si sente parlare di
Tapering. Praticamente si tratta del meccanismo di riduzione della
quantità di moneta messa a disposizione delle banche centrali. Il flusso
di nuova moneta si è quindi limitato, ma non è terminato. Quindi se in
questi 5 anni l'indice S&P 500 sbalzava ad ogni emissione monetaria,
si suppone che ora la crescita sia molto più equilibrata.
Il
rovescio della medaglia è rappresentato dall'aumento dei debiti
contratti per stampare moneta: l'aumento è del 40 % ed ha raggiunto i
100 mila miliardi di dollari.
Oltre all'indice S&P 500 sono
aumentati l'indice tedesco (120%) e giapponese (155%). Altri paesi hanno
visto i loro indici di borsa aumentare in maniera limitata a causa di
problemi strutturali interni (Italia 60%) mentre i paesi in via di
sviluppo non hanno avuto aumenti significativi. Per questi paesi forse, i movimenti positivi potrebbero arrivare in futuro.
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