Quando un uomo siede un'ora in compagnia di una bella ragazza, sembra sia passato un minuto. Ma fatelo sedere su una stufa per un minuto e gli sembrerà più lungo di qualsiasi ora. Questa è la relatività.

sabato 25 gennaio 2014

Cosa dice il job act di Renzi?

Il job act di Renzi è un progetto di un Testo unico riguardante il tema del lavoro. Interessa molti settori dello stato oltre alla legislazione sul lavoro, vi compaiono molte delle promesse riforme che tanto hanno fatto notizia in passato e non hanno mai trovato realizzazione. Il progetto, nelle intenzioni dei relatori, dovrebbe essere discusso e approvato da tutte le forze politiche (o perlomeno una parte maggioritaria).
Il job act inoltre vorrebbe attirare gli investimenti stranieri, semplificando le ostiche regole e regoline che spaventano coloro che vorrebbero apportare i loro freschi capitali nel nostro paese.
Il progetto ha diversi punti:
  • Riduzione dei costi energetici delle aziende italiane in modo da ridurne il dislivello con le altre aziende europee
  • Riduzione dell'IRAP per le imprese, in quanto chi produce non soffra di un eccessivo peso fiscale. La copertura di questa riduzione si troverebbe nelle rendite finanziarie (ovviamente massacrare di tasse i not-people sarebbe controproducente, sarebbe da introdurre una tassa a scaglioni, chi muove più capitali paga di più)
  • Riduzione della spesa dello stato (argomento già trito e ritrito, chissà come andrà a finire? )
  • Integrazione di sistemi digitali, per esempio fatturazione elettronica, pagamenti elettronici ecc. (qui siamo già a buon punto)
  • Eliminazione dell'iscrizione alla camera di commercio, ora obbligatorio sarebbe un piccolo risparmio
  • Semplificazione della burocrazia dell'amministrazione pubblica, trasparenza della stessa e certezza dei tempi di una procedura amministrativa pubblica (forse ottenere permessi e concessioni sarà più semplice)
  • Riduzione di tutte le forme contrattuali che hanno prodotto precarietà del lavoro e quindi calo dei consumi e di conseguenza l'espandersi della crisi. Il contratto a tempo indeterminato tornerà in voga (sempre che non venga sostituito dal lavoro nero o dipendenti con partita IVA, su questi temi bisognerebbe investirci parecchio per gli adeguati controlli). Il dipendente a  contratto a tempo indeterminato sarà tutelato dalla legge in misura sempre più maggiore con l'aumentare dell'anzianità lavorativa.
  • Assegno universale dopo la perdita del lavoro (a coloro che si licenziano perchè mobbizzati??) e conseguente obbligo di un corso di formazione professionale e di non rifiutare una nuova proposta di lavoro. Il finanziamento pubblico di un corso di formazione professionale f dovrà essere rendicontato online, inoltre i corsisti che non si adeguano a date performance verranno cancellati (dai corsi)
  • Un unica agenzia federale che coordini i vari centri per l'impiego locali
  • Riforma dei sindacati (che ormai sono in stato vegetativo da anni), introducendo l'obbligo di far entrare nei CDA delle grandi aziende i rappresentanti dei lavoratori eletti direttamente dagli stessi
  • Individuazione di 7 piani industriali (uno per settore) con l'intento di indicare azioni concrete per la creazione di nuovi posti di lavoro per questi settori: cultura turismo e agricoltura, Made in Italy(artigiani, moda...), informazione e comunicazione telematica, green economy, Welfare, edilizia, industria manifatturiera.
I tempi per l'introduzione del testo unico sono di otto mesi, i punti sono solo indicazioni del PD e potrebbero, in sede di discussione parlamentare e approvrazione, subire ribaltamenti enormi. I benefici, se mai ce ne saranno, si vedranno tra alcuni anni. Cambierà mai qualcosa?

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